Sono tornata a visitare la Sacra di San Michele, all’ imbocco della Valsusa. Comincio da questa antica abbazia l’ itinerario dedicato all’ Arcangelo Michele, con l’ intenzione di recarmi in seguito in Puglia, a Monte Sant’Angelo e in Francia, a Mont-Saint-Michel.
Arrivando dalla statale, la Sacra appare in cima al monte, come una attenta sentinella a difesa della valle. Comincio a salire. Eccomi al parcheggio. Per arrivare alla biglietteria dovrò camminare per circa 800 m in leggera pendenza.
Arrivo ai primi ruderi, quelli del Sepolcro dei Monaci. Pochi passi ancora lungo il viale, la Sacra si avvicina sempre più. . . ecco la biglietteria.
Una volta acquistato il biglietto, non mi resta che affrontare i 243 scalini che costituiscono lo Scalone dei Morti, che conduce alla Porta dello Zodiaco.
Il Portone è bellissimo, nella sua bicromia, con gli Archi rampanti, le colonnine scolpite dotate di capitelli le cui sculture sono molto interessanti. Sono dei Capitelli “ parlanti”. Tutti questi elementi scolpiti hanno un ben preciso significato, oltre ad arricchire i capitelli, i basamenti delle colonne, gli archi.
Non posso fare a meno di pensare a tutta la simbologia legata a questa antica abbazia benedettina: a cominciare dalla sua posizione richiama i Monti delle Scritture (Golgota, Sinai, i Sacri Monti ecc.) Il fatto di salire per raggiungerla, potrebbe intendersi come una metafora dell’ ascendere alla vita spirituale, lasciando le cose terrene e materiali.
Entrando ci si trova in una grande navata; sulla sinistra trovano dimore enormi tombe in pietra appartenenti ad alcuni membri di Casa Savoia; sulle pareti affreschi di varie epoche, realizzati da noti artisti.
L’ intero edificio è stato rimaneggiato, restaurato e ingrandito.
Dopo un’ accurata visita, esco, scendendo le scalette che recano allo spazio dedicato agli Ex Voto.
Uscendo dalla chiesa, mi avvio verso la Torre della Bella Alda, di cui ho letto la leggenda. Inquietante. Da qui il panorama è meraviglioso, peccato ci siano nuvole che nascondono le cime dei monti. . .
Proseguo verso l’ uscita. Osservo la Sacra da questo lato, è maestosa, articolata; penso a chi l’ ha edificata, ai poveri muli che carichi di pietre pesanti si inerpicavano su per il Pirchiriano. . . agli uomini che faticavano. . .
più sotto giungo all’ Antica Ghiacciaia e poco distante, alla Cisterna di raccolta dell’ acqua piovana. I monaci erano organizzati.
Sono arrivata al tornello d’ uscita. Guardo un’ ultima volta in su. Non mi stupisce che Umberto Eco si sia ispirato alla Sacra per la descrizione della abbazia del suo romanzo “ Il Nome della Rosa”, e penso che quell’ atmosfera tipica del monachesimo, silenziosa, affascinante, sia regnata anche qui, in questa Sacra che appare così severa, misteriosa, suggestiva. . .
Se volete visitare questo monumento simbolo del Piemonte, informatevi presso l’ Associazione Opuntia