Mi trovo sulle Alpi Graie a quota oltre 2600 m, tra Piemonte e Valle d’ Aosta; più precisamente, tra Valle Orco e Valsavarenche.
Difronte a me il valico del Nivolet appare ancora soleggiato, pur essendo l’inizio di settembre. Il venticello sottile è piacevole. Tutt’intorno si stende la prateria alpina, interrotta da piccoli stagni e altrettanto ridotte torbiere.
Sono salita da Ceresole Reale percorrendo la SS 460, oltrepassando i bacini artificiali del lago Serrù e dell’Agnel, utilizzati per la produzione di energia elettrica.
Con la bella stagione si può salire in auto, ma in luglio ed agosto la circolazione è vietata dalle 9,30 alle 18,00, dal Serrù al Nivolet. In primavera-inverno la strada viene chiusa al traffico (dal 15 ottobre al 15 maggio) per via della neve, che non viene rimossa.
Purtroppo, sono obbligata ad usare l’ auto; guido a passo d’uomo, non voglio disturbare, non voglio perdermi il meraviglioso paesaggio, vorrei poter avvistare qualche animale . . .
Le cime sembrano sempre più vicine. Osservo i loro fianchi, ridotti in detriti e frane; osservo i ghiacciai ormai grigi e sempre più scarichi. Il ghiacciaio della Capra, sul lago Serrù, pare che dal 2003 al 2010 sia arretrato di 25,5 m! Nel 2018 a causa di un crollo di una grotta glaciale, è arretrato di 110 m in poco tempo.
Mi fermo, scendo dall’auto. Respiro profondamente l’aria pura, l’aria di montagna, l’aria “dell’ infanzia”.
Sulla soffice prateria i cardi cominciano a sfiorire, ma le marmotte continuano a nutrirsi per poter affrontare il lungo letargo. Il silenzio è rotto dal loro richiamo, mi hanno sentita . . . io, al contrario, devo aguzzare la vista per vederle. Poco lontano uno sparuto gruppetto di stambecchi pascola in pace, concentrati sul loro pranzo. Non vedo camosci, penso che in effetti preferiscono zone boscose, pur frequentando anch’essi i pascoli in quota.
Resto lì, in contemplazione, ad assorbire quella pace, quella vita al rallentatore che si ripete da migliaia di anni, e mi interrogo sulla nostra che sfugge a ritmi innaturali. . .
Rimango così, a lungo, in verità starei tutta la notte, ma non vorrei allarmare qualche Guardiaparco, che sicuramente sa che sono qui. Quando lavoravo al Parco come Guida Naturalistica cosa si diceva ai visitatori? “ Voi non li vedete, ma loro vedono voi e. . . vi controllano. . . “ e in effetti, il Servizio di Sorveglianza è molto attivo, per fortuna!
E’ ora di scendere. Mi viene in mente una canzone che cantava Paul Anka in anni passati: “ ogni volta, ogni volta che torno/non vorrei non vorrei più partir/pagherei tutto l’ oro del mondo per potere restarmene qui. La mia casa è laggiù, ma il mio cuore sta qui. . . “ e così cantando arrivo a Ceresole.
Alla prossima!